Lo psicologo J. Cacioppo definisce la solitudine come uno stato emotivo negativo nato quando vi è una discrepanza tra le relazioni che si desidererebbe avere e quelle che si percepisce di avere in realtà, legata non alla quantità ma alla qualità del tempo. La solitudine aumenta la mortalità del 27% (come 15 sigarette al giorno) poiché impatta sulla salute fisica e psicologica.
È fattore di rischio per lo sviluppo di depressione oltre che ansia sociale e DOC oltre che disturbi neurocognitivi. Per la salute fisica riporta invece a disturbi del sonno ipertensione e deficit del sistema immunitario.
Vi è inoltre una relazione con la demenza, con la solitudine ed aumenterebbero anche le placche di beta-amiloide.
Più sono le placche più i soggetti si percepiscono soli può quindi la solitudine essere un sintomo preclinico.
Trascorrere lunghi periodi in casa inoltre porta non esporsi alla luce solare e quindi poca vitamina D.
L'assenza di punti di aggregazione porta alla presenza di tale problematica.
Alla base di tali sentimenti vi è la perdita delle persone care, la difficoltà nella comunicazione al telefono, le limitazioni fisiche e motorie.
Se quello che fa la differenza è la qualità delle relazioni e non la quantità il carer deve saper offrire supporto, ascolto, condivisione, non essere giudicante e saper accettare.
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